Recensione - Il Diario dei Denti di Leone: la difficile arte di camminare, di Marguerite Black



 





Traduzione per BabelFAmily: Andrea Polverini
 23 novembre 2007
QUESTO libro così squisitamente scritto è come una passeggiata attraverso un vecchio giardino dell'Eastern Cape, pieno di suoni e odori, e descritto con la minuziosa dolcezza e bellezza di un paesaggio in miniatura.
“Nespole giapponesi mezze mangiucchiate,
beccate da uccelli … Giardino di denti di leone calpestati,
la giungla di un bambino.”
Marguerite Black è bionda e slanciata, ha l'aspetto, il talento, lo spirito il coraggio e l'intelligenza di una stella del cinema, e una famiglia a sostenerla che farebbe invidia a chiunque.  Soffre inoltre di atassia di Friedreich, un disturbo neurologico invalidante che è peggiorato nel corso degli anni. Ora, all'età di 28 anni, ha bisogno di aiuto per camminare, non ha più il totale controllo delle mani e delle braccia, e va probabilmente incontro, in un futuro non troppo lontano, a gravi disfunzioni della parola e a disturbi cardiaci. Considerata questa prognosi, Il Diario dei Denti di Leone sarebbe potuto essere malinconico e strappacuore; al contrario è una dichiarazione di voglia di vivere, amore e gioia. I ricordi d'infanzia ci vengono presentati non come sbiadite istantanee, ma come splendide e dettagliate composizioni; questa donna è dotata di una spiccata sensibilità per l'attimo che, grazie al suo talento, riviviamo assieme a lei con estrema nitidezza.
Black trascorse la sua infanzia a Grahamstown, a pochi isolati da dove vivevo io. Suo padre lavorava nella facoltà di economia della Rhodes University, ed era uno dei professori più eminenti dello staff universitario. Sembra proprio che intelligenza, bella presenza, talento e carisma scorrano nelle vene dei Black, proprio come l'atassia.
Quando descrive la sua infanzia, indugia nel ricordo di momenti felici come il nuotare nello stagno d'estate, o il lucidare il rame nel giardino sotto un nespolo giapponese. Il rauco chiasso degli ibis, il suono delle canzoni dei bambini, il cinguettio di miriadi di uccelli e il ronzio degli insetti, il soporifero caldo di gennaio, e gli improvvisi forti temporali sembrano materializzarsi non solo nella sua prosa, ma anche nella sua poesia.
Per Black, il bicchiere sembra sempre essere almeno mezzo pieno, e persino le bollenti notti rese ancora più insopportabili dalle zanzare, e i pungenti inverni dell'Eastern Cape, sono ricordati con affetto.
Fu solo dopo che la sua famiglia si trasferì a Stellenbosch che l'atassia, che aveva già colpito suo fratello maggiore, iniziò a manifestarsi. La giovinezza di Black potrebbe essere considerata come un incubo dato che a causa del suo precario equilibrio fu spesso scambiata per un'ubriacona, e due gravi incidenti - uno dei quali provocò la morte di una cara amica - aggravarono la sua condizione. Nonostante ciò, non si lasciò andare e mantenne un atteggiamento positivo.
“In questa prigione di massima sicurezza degli istinti domati
Il mio un tempo snodabile corpo è stato sbalzato
Su questa sedia a rotelle,
I miei impeti si sono intorpiditi.”
Fotografie accuratamente sbiadite danno una sensazione d'intimità; la vediamo da bambina in compagnia della sua raggiante mamma, il suo attraente papà e il suo bellissimo fratello. Ma da adulta, vediamo Black sulla sua sedia a rotelle, sul suo scooter adattato e appoggiata al suo deambulatore.
Sia lei che suo fratello collaborano con altre persone disabili, e promuovono attivamente tra la gente la presa di coscienza del loro disturbo. Lui lo fa attraverso Remix, una corpo di ballo che ha fondato per portatori di handicap, e lei attraverso un lavoro di pubbliche relazioni e la sua opera di scrittrice. "Sento il bisogno di colmare il vuoto creatosi attorno all'atassia. Attraverso ciò che scrivo voglio dire: anche questo è importante, questa è la mia realtà."
Il Diario dei Denti di Leone colma senza dubbio quel vuoto, e termina citando una campagna condotta via e-mail dai due fratelli per promuovere la ricerca sull'atassia, e offrirsi come candidati per le sperimentazioni. Le ultime parole del libro incarnano la filosofia di Black. "Non smetteremo", dice "di lottare e sperare."
 
Fonte: The Dandelion Diary: the tricky art of walking